RICORDO DI VITO FRAZZI
di Emilio Ghiglia


[...] Io, l'ho sempre chiamato "Maestro", l'ho conosciuto da quando avevo cinque o sei anni. Era grande amico di papà. Si vedevano quasi ogni giorno. I momenti di lui che sono ancora vivi nel mio ricordo sono due, anzi tre. Il primo è di una volta (a casa sua in via Mannelli, andavo da lui a lezione) che entrai nel suo studio. Lui era al piano e componeva. Si voltò verso di me e con un "vé" mi fece sentire quanto aveva composto. Era un canto bellissimo. Ne rimasi così emozionato che quella melodia l'ho ancora oggi nella mente. Fui il primo cui la faceva sentire. Il secondo ricordo è di quando a casa nostra a tavola, prendeva Benedetto sulle ginocchia e strusciando il pollice della destra sulla testa di lui ed annusando poi il pollice, indovinava cosa aveva mangiato. Benedetto rimaneva incredulo e stupefatto ed io non ho mai capito come potesse indovinare. E questo a Via Andrea del Castagno accadeva quasi ogni sera. Il terzo ricordo è di Via Chiarugi. Un ricordo notturno. Il sonno mi veniva interrotto a tarda notte - le una, le due? - dal battere del bastone di Frazzi sul marciapiede sotto casa. Il rumore poi cessava per poi tornare poi scomparire e poi ritornare fino a che papà si decideva a rincasare interrompendo le reciproche accompagnature. [...] Il Maestro Frazzi mi voleva bene e qualche volta, negli anni 50, sono andato a trovarlo nel suo studio di Via Marsilio Ficino. Quando mi vedeva mi abbracciava e gli venivano le lacrime agli occhi. [...]

E. Ghiglia - Ricordo di Vito Frazzi
(da: Omaggio a Vito Frazzi 1888 - 1988)